Ti aspetti una sera come le altre, in cui poter temere lo spauracchio del trasloco imminente senza fretta, nè ansie.
Un po’ come si teme la morte: sai che arriverà quel momento, non ti metti in situazioni che potrebbero anticipare la sua venuta, ma nemmeno ci pensi in continuazione.
Una serata in cui mettere via 2 oggetti al giorno (o nessuno) che “Tanto non sappiamo ancora la data esatta, mica posso mettere via tutto, magari poi ci serve!” per poi crollare sul divano chiedendosi “Che cosa guardiamo stasera? Castle?”.
E invece…
Invece il Marito ti comunica che è passato il suo Amico, quello che fa i traslochi, e hanno stabilito una data.
Una data?!
Come?? Quando?? Perché???
E con nonchalance continua dicendoti “Il trasloco sarà il 5 luglio, venerdì prossimo”
Venerdì prossimo?!?!
Ansia, batticuore, e pure un po’ di mal di pancia, di quelli da brezza mattutina senza canottiera o da ansia pre-esame per intenderci.
“Ma come venerdì prossimo?!?! È troppo presto! E come faccio a inscatolare tutto…bla bla bla…. le bimbe sono a casa da scuola…bla bla bla….” rispondi e senti che la tua voce tende a salire di qualche ottava e ha quel tipico retrogusto, pardon retro-tono, acidulo, tipico del preciclo.
“Lui aveva tempo solo quel giorno, poi le camere arrivano il 2, e se tu dall’8 volevi andare al Solitomare con le Bimbe…”
“Ah, già il Solitomare! Ma, ma, ma… allora è troppo tardi!”
….
Ai lettori il compito di immaginare la faccia del malcapitato Marito in questione.