Parlarne non è facile.
Il piccolo Luca non è c’è più e dare la colpa al Padre non lo farà tornare indietro.
Immaginare cosa stanno vivendo quei genitori di Piacenza mi è quasi impossibile.
Non per scarsa empatia ma perché è un dolore talmente grande che la mia mente si rifiuta.
In genere quando sento notizie sconvolgenti su bambini ascolto veloce e non indago oltre: immagazzino e chiudo in un comparto stagno.
Fa troppo male.
Fa male pensare a quel Papà.
Fa male pensare agli attimi in cui si è reso conto che no, dall’asilo non era passato quella mattina, e Luca doveva essere ancora in auto.
Attimi in cui il panico cresce insieme alla speranza.
Una parte di te che spera “Dai non sarà successo nulla…”.
L’altra che si dispera “Oddio e se…”
Fa male pensare “E se fosse successo a me?”.
Un po’ di anni fa lessi un libro di Valentina Furlanetto intitolato “Si fa presto a dire Madre”.
Narra 13 episodi, reali, riguardanti la vita di alcune Madri.
Alcuni danno speranza, parlano di vita.
Altri purtroppo di morte.
Tra questi ce n’è uno che tratta di Anna una madre che che scorda la sua piccola di 2 anni in auto.
Ricordo che più volte durante la lettura di quella particolare storia ho dovuto singhiozzante riporre il libro con gli occhi colmi di lacrime.
Non potevo leggere oltre, dovevo smettere.
Faceva troppo male.
Piangevo per Anna, piangevo come se io fossi Anna.
Le parole dell’autrice mi avevano fatto vivere per un istante con gli occhi di quella Mamma.
Per la prima volta mi sono resa conto dell’importanza di un istante.
Ho condiviso il racconto col Marito, faticosamente, lottando contro l’istinto di chiudere il libro e dimenticare.
Finito il libro l’ho riposto lontano dagli occhi: troppe emozioni.
Fino a ieri.
Fino alla notizia del piccolo Luca Albanese di Piacenza.
Ho letto molti commenti su Facebook.
Commenti crudi, duri, accusatori verso quel Padre vittima della vita frenetica di tutti i giorni, vittima di se stesso.
Certo è stato lui a dimenticare Luca in auto, ma credo che più che di cori che gridano “Assassimo!” avrebbe bisogno di persone accanto.
Credo che non occorrano le voci degli altri a ricordargli cosa è accaduto.
Lui lo ricorderà per sempre e chissà se riuscirà a perdonarsi.
Forse prima di leggere quel libro avrei giudicato anche io quel genitore ascoltando la notizia.
Avrei liquidato la faccenda con un “A me non potrebbe succedere mai!”.
È più semplice negare, voltare la faccia altrove, dimenticare che mettersi nei panni di quel genitore.
Valentina Furlanetto mi ha fatto capire che non è così semplice.
Tutte potremmo essere Anna, basta un istante.
Tutti potremmo essere Andrea.
Un abbraccio speciale a Luca e ai suoi genitori.
Nella speranza che un giorno possano convivere serenamente con questo atroce ricordo alle spalle.