Ecco, lo confesso, io sono una di quelle che Mamma lo è sempre voluta diventare, mi sono sempre sentita tale, con gli amici, con i fidanzati…
Sono una che adorava “Una Mamma per Amica” e diciamocelo pure, una parte di me sognava di essere lei.
Non ho mai avuto paura della maternità, l’ho sempre immaginata come naturale per me.
E in effetti così è stato, quando il test fu positivo quella prima volta le mie paure erano molte (ma come farò con l’università?? e la psicologa! farò mai la psicologa?! e dove vivremo adesso?? e i soldi?), ma nessuna c’entrava con quell’esserino che cresceva dentro di me, anzi da quel punto di vista sentivo che tutto era perfetto.
Le mie paure erano razionali, oggettive, un po’ imposte dalla società, ma io ero su un altro pianeta ed ero Felice.
Terribilmente, innegabilmente, Felice.
Ho letto tantissime cose durante l’attesa sulla gravidanza e sui bambini, ma non per insicurezza nelle mie capacità, mi fidavo ciecamente del mio istinto, ma perché volevo essere Mamma, con la maiuscola, volevo dare il meglio alle mie figlie (e ormai posso usare il femminile, che tanto si sa, i pistolini non fanno per noi!).
Quando è nata la Grande io ero totalmente a mio agio con lei, mi sentivo al posto giusto al momento giusto; quando le madri a fianco a me storcevano in naso quando rispondevo alla fatidica domanda “Quanti anni hai?” (ne avevo 23 e mezzo se lo volete sapere) o quando in giro sentivo dire “‘Arda, ‘na putina co’ la so putina” (trad. “Guarda una bambina con la sua bambina”) io mi offendevo. Sì, mi offendevo!
Mi sentivo capace e non capivo perché l’età doveva valere di più delle mie azioni!
Ricordo che mia suocera vedendomi dopo il parto con la mia bambina tra le braccia disse stupita della mia tranquillità “Sembra che sia sempre stata mamma” ed è vero, io mi sentivo proprio così.
Per me crescere la Grande è stato facile, facevamo tutto insieme, la portavo ovunque.
Non ricordo nessun dubbio, ho sempre saputo cosa fare, ero davvero sintonizzata con lei.
Non mi sono mai sentita in gabbia e sinceramente non capivo affatto le madri che dicevano il contrario.
Poi è arrivata la Media, la malattia perenne e con essa la segregazione!
E lì ho iniziato a capire quelle mamme. 😉
Con la Piccola non parliamone, apoteosi dell’esilio, e con esso la voglia di una valvola di sfogo.
Oggi non mi sento sicura come allora, i bisogni della Grande sono cambiati, tra di noi c’è una sorta di competizione (ma si può parlare di competizione con una 4enne?!?) e le mie paure ora sono legate alla loro educazione, a ciò che stiamo dando loro, ai modelli che rappresentiamo.
Oggi ogni tanto per essere felice sento il bisogno di essere ME, non solo Noi, non solo Mamma, ma solo ME e mi accorgo che quando sono Me, la Grande mi guarda con occhi diversi, occhi di ammirazione, e questo mi piace.
Oggi so che quella sensazione di onnipotenza che provavo purtroppo non è perenne, che ogni tanto la voglia di scappare anche solo a fare la spesa viene anche a chi Mamma lo è sempre stata nel cuore.
Oggi so che puoi essere Mamma da quando sei nata, ma la pazienza non è mai abbastanza!
Ti piace il mio Post? Commentalo!